giovedì 23 febbraio 2012

Hugo Cabret

Hugo Cabret
di Giacomo Zecchino


Anno: 2011
Regia: Martin Scorsese
Cast: Asa Butterfield, Ben KingsleyJude LawRichard Griffiths
Genere: Avventura, Drammatico
Durata: 127 min
Trailer: Hugo Cabret Trailer


Film diretto dal grande Martin Scorsese che con questo film vince il premio come miglior regia ai Golden Globe, tratto dal romanzo di Brian Selznick,  candidato a 11 nomination per i premi Oscar 2012...
Tutto lascia intendere che questo film possa essere un colossal, e di fatti lo è, ma sulla trama la critica è spietata. Nel panorama dei recensionisti c'è chi elogia la fotografia, chi l'interpretazione dei personaggi, chi il respiro resuscitato degli anni trenta e le vicende del maestro delle prime pellicole Georges Méliés.
Anche il sottoscritto, appena uscito dal cinema trova che la storia sia secondaria, quasi scontata, nascosta dietro agli escamotage cinematografici del genio di Scorsese.
Ma andando verso casa torna alla mente un dialogo del protagonista e ci si accorge che il film è molto di più!

Hugo Cabret è un orfano che vive nella stazione di Montparnasse a Parigi, passando le giornate a far funzionare gli orologi sui binari e cercando di sistemare un'automa creato per scrivere messaggi lasciatogli dal padre orologiaio,scomparso in un incendio. Nella speranza di aggiustare gli ingranaggi di questo piccolo robot, spera che il messaggio possa essere ciò che lo renderà felice, un testamento del padre.
Questa ricerca lo porterà a fare diversi incontri decisivi: un ex-regista, Georges Méliés, e sua figlia adottiva Isabelle che importunerà il nostro Hugo con le sue storie di avventura.



"Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!"

...e ancora

"Le macchine hanno un loro scopo, fanno quello che devono fare. Per questo quando vedo un meccanismo rotto sono triste, non può fare più quello che deve. Forse vale anche per le persone, se perdi il tuo scopo è come se fossi rotto…"
                                                                                                                                       (Hugo Cabret)

Il film non propone la solita morale in cui tutti si vogliono bene e la gioia o la delusione è data dalla riuscita o no del personaggio. Nella frase citata di Hugo si vede come il desiderio di un compimento dentro un disegno buono porta già ad una posizione positiva rispetto alla realtà, dove quello che succede ha un senso.
Nelle storie secondarie anche fin troppo prevedibili, questa posizione emerge con prepotenza. Infatti dentro agli amori sbocciati all'interno della stazione tra i diversi personaggi, quello che risalta di positivo è già il fatto stesso di essere innamorati, con i timori le delusioni e le gioie che normalmente ci sono, il risultato è messo in secondo piano. I protagonisti, come gli spettatori, sono liberati da quel senso di riuscita imposto come ideale che spesso ci soffoca.

Quello che succede è positivo perché c'è, come "le grandi macchine che non hanno pezzi in più per funzionare, io devo essere qui per qualche motivo, E anche tu!".

Nessun commento:

Posta un commento